Ciao Andrea

Ero al computer quando mi han chiamato per dirmi che ti eri ammazzato,
non ci volevo credere la prima cosa che ho pensato era a quanto
imbecille  era il mio desktop  quanto tutto quanto ora sembrasse cosi
stupido e vuoto,a  quanto il mondo attorno a me sembrasse fatto di
playmobil.
Lo ammetto non ho pianto. Ancora non riesco a farlo mi
conosci sai che ci vorranno dei mesi perche riesca a piangerti, o forse
mi bastera vedere la tua bara.
Ora vorrei trovare un colpevole,
vorrei potermela prendere con qualcuno capisci ?  vorrei che ci fosse
una quantità di dolore da poter restituire a chi ti ha fatto tutto
questo, vorrei tirare giu Dio per i coglioni e costringerlo a guardare
il tuo corpo perchè si assuma le responsabilità di un mondo in cui a
ventunanni si puo essere stanchi di vivere, vorrei prendere a schiaffi
ogni singolo abitante di questa citta di merda per non aver capito che
persone come te sono un fiore da coltivare non un cane rognoso da
scacciare… credimi mangerei i cuori a tutta milano se questo solo
restituisse un centesimo del male che ti è stato fatto ..
probabilmente… probabilmente una bella manica di ceffoni me la merito
pure io perchè non dovrei ricordarti con rabbia.. non voglio farlo,
vorrei ricordarti come nella foto .. mentre sorridi nonostante tutto,
vorrei ricordarti per tutto cio che abbiamo passato assieme, per tutte
le volte che abbiam riso talmente tanto da non riuscire piu a
respirare, vorrei ricordarti per le volte che abbiamo attacchinato un
po ridendo a crepapelle e un po cagandoci addosso, vorrei ricordarti
per i progetti che abbiamo condiviso e vorrei ricordare come la tua
enorme sete di libertà mi rendesse, sotto sotto, fiero ed orgoglioso
perchè mi piaceva e tuttora mi piace pensare che in quel bambino che
avevo conosciuto e che si era trasformato in un uomo sotto i miei occhi
c era anche qualcosa di mio, nel bene e nel male.
vorrei .. vorrei ma non ci riesco.
Ora
riesco solo a pensare a quanto abbiamo perso a quanti regali
meravigliosi ci avresti fatto in tutti gli anni a venire e di come
guardandoti avrei sempre potuto vedere una delle persone piu coraggiose
che abbia mai avuto il privilegio di incontrare.
ora riesco solo ad
essere arrabbiato con me con il mondo e con te.. credimi ho una gran
voglia di prenderti a schiaffi anche perche per farlo dovresti essere
vivo.
Dio quanto mi manchi di gia…  dovunque tu vada spero che
un giorno ci rivedremo e allora, forse, riusciro a sciogliere questo
maledetto groppo che ho in gola e a dirti quanto ti ho voluto bene e
quanto continuerò a volertene… avrei dovuto farlo prima…
probabilmente ma sono un coglione quindi mi riduco a farlo ora.

blessed be

sit tibi terra levis

ciao stronzo :_)

ciao Andrea ti voglio bene, davvero

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Di Miriam Mafai e d’ altre disgrazie: ovvero manifesto per un arteriosclerosi post-moderna

La storia è strana: quando ci si
era ormai abituati ad una quotidianità di silenzio servile
ZAC! Duemila gatte/i trasformano la giacca del campione mondiale di
obesità Giuliano Ferrara in una frittata al pomodoro.

Non vi dico la mia felicità.
Gioia tripudio e felicitazioni il dissenso, categoria fondante della
democrazia, da qualche parte esiste ancora.

Tuttavia per la legge karmica che vuole
che “nessuna buona azione resti impunita” una tale espressione di
rabbiosa e vitale gioia non poteva scampare alla punizione (per ora
solo a mezzo stampa, ma siamo certi che i giudici non si faranno
attendere).

Per rovinar la festa a quelle ragazzine
impertinenti ecco avanzarsi la schiera dei censori: Bertinotti,
Liberazione e, udite udite, il mostro sacro del femminismo a stampa
Miriam Mafai che, non contenta della figura di merda post 24
settembre, decide di regalarci un altra perla.

La tesi sostenuta da questa sequela di
carampane è che la manifestazione bolognese contro il
lateranense balenottero sia intrinsecamene antidemocratica. Il
dissenso si DEVE esprimere con fiorite parole altrimenti dall uovo
marcio alla P38 il salto è praticamente automatico, mecojoni
che coraggio! Una teoria degna del premio bispensiero 2008!

Ora, orwellismi a parte, mi viene da
domandarmi in quale mondo celestiale vivano queste persone.
Probabilmente uno in cui la dignità delle donne non viene
svilita per calcoli elettorali, forse uno in cui il “civile
dissenso” e le “massime volterriane” tanto care agli eterni
perdenti del progressismo tricolore non vengono affogate in un mare
di cartastraccia stampata e manganelli. Sicuramente vengono da un
mondo in cui i diritti civili non possono essere messi in
discussione, infatti qualora non bastasse l azione politica a
garantirli nei loro “diritti fondamentali” ci sarebbe sempre il
loro status di privilegiati, i loro soldi e le loro clientele a
garantirli nelle loro prerogative.

Un esempio? Poniamo -come esperimento
fantapolitico sia ben chiaro- che il littorio panzone vinca le
elezioni e che aborto e pillole varie siano trattati alla stregua del
crack. In questo idilliaco scenario la bisnipote della Mafai mi
rimane incinta, magari di puzzolente maghrebino (cosi per aggiungere
un tocco pulp alla storia).

Orrore e raccapriccio incinta, a soli
35 anni senza nemmeno aver potuto, grazie alle clientele nonnesche
occupare vita natural durante quel posto a “La repubblica” così
tanto necessario per la maturità etico-politica della
frugoletta.

La situazione richiede risposta rapida
ma progressista, gita in svizzera, pillolone abortivo e svariate
migliaia di euro che cambiano proprietario.

Capite bene che, con questa rete di
sicurezza ogni problema diventa una questione astratta una minaccia
alla “dignità della donna” e non una situazione reale in
grado di morderti sul culo, in grado di farti perdere il lavoro
perché incinta, in grado metterti nelle mane di qualche
segaossa che si proclama in grado di farti abortire con un cavatappi.

Ora posso capire che ognuno giudichi
ciò che vede e che, in ultima analisi, ogni osservazione sia
frutto della biografia dell osservatore ma, dopo circa tremila anni
di attività giornalistica non arrivare a capire che esistono
anche altri punti di vista è sinceramente una cosa che grida
vendetta. La colpevole cecità della Mafai circa le ragioni
reali e pratiche di quelle “ragazzine” che hanno sporcato la
giacca del profeta del colesterolo ci lascia di fronte a varie
possibili interpretazioni.

a) alla Nostra gli ideali politici ed i
bei discorsi servono solo per “fare opinione” e magari per creare
consenso attorno a questo o a quel “democratico” morto di sonno.

b) La nostra è vittima del
“mafaismo”; terribile morbo qui brillantemente illustrato .

c) la Mafai mi si è
rincoglionita del tutto; interpretazione che porterebbe ad
accomunarla fra qualche anno, una volta completati la “stagionatura”
della Nostra e lo slittamento del PD a destra della fiamma
tricolore in nome del “moderatismo” a quella sventura in forma di
donna che era Oriana Fallaci.

Devo ammettere che, dopo la prima
lettura del suo piccolo capolavoro parteggiavo spudoratamente per la
terza ipotesi avendo accolto la forbita prosa Mafaiesca con un ben
più popolaresco “mavaffanculo”in intonazione e timbro in
tutto e del tutto simile a quello che, di solito, riservo a chi tenta
di vendermi gesu/geova/lenin all angolo della strada.

Tuttavia dopo poco tempo mi rendo conto
di una verità fondamentale che alla prima analisi non aveva
sfiorato i miei pochi e stanchi neuroni.

La Mafai è l essere più
moderno del pianeta anzi il piu post-moderno.

Si lo so sembra una stronzata coi
controfiocchi ma seguite il ragionamento che magari ne vale la pena.

Viviamo in un epoca trasformata da due
grandissime correnti filosofiche: il postmodernismo e l
arteriosclerosi; la prima frutto di riflessioni sociofilosofiche
pluriennali, la seconda frutto della gerontocrazia imperante e dalle
ricadute cognitivo-biologico-sociali della stessa. Lungi dall essere
in contraddizione questi due titani filosofici si sposano
perfettamente in un principio fondamentale , la realtà è
in primo luogo è creata dall osservatore quindi se per me l
uomo è stato creato da un enorme mostro fatto di
pastasciutta questa cosa, lungi dall essere una stronzata o una
provocazione, assume una valenza sociale e filosofica o ancora, se le
mie lancette cerebrali si sono fermate al 1970 ho tutto il diritto di
rivendicare questa mia peculiarità come un mio diritto
inviolabile. Geniale e sovversivo, davvero, Debord non avrebbe
saputo fare di meglio.

Di fronte a cotanta sapienza chino il
capo ed ammutolisco riconoscendo la superiorità della Nostra,
sfortunatamente non ho ancora la flessibilità mentale di un
ottantenne e questo limita seriamente la mia riflessione filosofica,
quando sarò abbastanza rincoglionito potrò aspirare a
tali sublimi vette ma, per ora, mi devo accontentare di una realtà
oggettiva.

Mi rimane solo un dubbio che si
potrebbe definire “tassonomico”.

Ma la Mafai è postmoderna oppure
ha l arteriosclerosi ?

P.S. prima che mi uccidiate di
giustissime critiche ci tengo a dire che quanto esposto sopra è
a fini satirici quindi alle persone colpite da arteriosclerosi va
tutto il mio più grande e sincero affetto.

ma solo a loro : )

 P.P.S. allego video di youtube che ricorda quel è l unico modo per poter conversare con "intellettuali" del calibro di ferrara


.
 
 

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bussole, Diamanti e paternali

Che ognuno abbia almeno uno scheletro nell armadio è cosa scontata. Personalmente il mio è la sociologia, lo confesso sono colpevole. C’è chi si buca, io passo la mia vita sui libri e quel che è peggio, è che mi piace. Mi piace perchè credo che conoscere le cose sia un modo per combattere le storture della società; ma, forse,ancor di più mi piace perche offre un veicolo istituzionale per esercitare il mestiere più bello del mondo, quello di rompicoglioni.
Il mestiere del rompicoglioni è fonte di piaceri raffinatissimi; al vertice dei quali si può situare la libidine assoluta di tritare i cosiddetti a professori, sacerdoti ed autorità varie. Animato da questo spirito di rispetto e reciproca volonta di dialogo mi imbatto nel capoccione tirato a lucido di Ilvo Diamanti. il Nostro, dal suo pulpito su Repubblica, ci informa che i giovani sono una specie in pericolo.
Grazie della precisazione, da ‘ste parti ce ne eravamo accorti già da un pò. In ogni caso, anche se ribadisce l’ ovvio, ogni voce in più è la benvenuta. Peccato che il professor Diamanti poi predichi bene e razzoli male. Tutto inverforato dalla democratica e progressista autocritica che chiude l’ articolo si sente in dovere di correre al riparo, ricostruendo quelle gerarchie etiche che una tale affermazione "rivoluzionaria" avrebbe "messo in crisi".
Il registro è ovviamente il solito, tragicomico, copione dell autorità morale che, pure se condita di progressismo, in definitiva rimane sempre la stessa solfa: macchiettistica se va bene, assassina se va male. Il professor Diamanti, partendo dall ennesimo fatto di cronaca, ci informa, cannibalizzando un po di Augè, che Urbino è letteralmente stata occupata da studenti che: "sono "popolazione" di passaggio. Non hanno radici locali. Né la prospettiva di restarvi per la vita. Pagano affitti alti per un appartamento condiviso con altri studenti. Non lo possono percepire come "casa propria". Case, strade, piazze: per questi giovani di vent’anni, "lontani da casa", sono uno "scenario". Dove trascorrono il tempo, dopo lo studio. E si divertono senza responsabilità.".
Questo impietoso ritratto continua con altre pennellate da maestro: "I giovani. Lontani dalla famiglia, dalle istituzioni, dalle regole. In un ambiente dove le occasioni di "evasione" sono diffuse; dove i "limiti" si perdono. Sono più vulnerabili. Esposti a momenti di depressione. Solitudine. D’altronde, sono studenti.".
Il Nostro chiude la sua "sferzante" critica con la peggiore retorica paternalista:"Queste "città universitarie": non sono città. I quartieri studenteschi delle medie e grandi città. Non sono quartieri. Sono "zone senza sovranità". Senza autorità. Senza comunità. Un po’ centro commerciale, un po’ villaggio turistico, un po’ "pub diffuso". Verrebbe da evocare quelli che Marc Augé definisce i "non-luoghi". Ma ci sembra improprio. Perché questi "luoghi" hanno un’identità e radici storiche profonde. Solo che i "nuovi" residenti ne sono estranei. Peraltro, si tratta di ambiti dove le persone intrattengono relazioni fitte. Ma, perlopiù, temporanee, poco impegnative. Meglio, allora, parlare di "luoghi apparenti", popolati da una "gioventù apolide". "Città artificiali" in cui cresce una generazione di "non-cittadini".
credo che il professor Diamanti si sia un pò pentito di questi concetti che, oggettivamente, non mi riesce di definire in altro modo se non "puttanate". Che il nostro abbia un po troppo calcato la mano appare evidentemente nell articolo pubblicato oggi, come dire a volte le vagonate di insulti a mezzo rete producono qualcosa.
In ogni caso, pseudo-scuse a parte, permangono tutta una serie di problemi.
In primo luogo come sia possibile che gli anni di studio e i soldi delle tasse spesi dalla collettività per formare un ordianrio di scienza politica producano una versione glocale della sempreverde paternale. Per sentirmi dire che sono un "drogatoperdigiornocapellone" bastava fare un salto al bar dei vecchi sotto casa. Non c era bisogno di scomodare il povero Augè e soprattutto non c’ era bisogno di pagare nessuno. Al di là dell ironia da giovinastro, credo che l articolo di Diamanti sia molto pericoloso. non credo infatti che decidere chi o cosa appartiene ad un dato luogo non sia una pratica consona ad un sociologo. la retorica della non-appartenenza è un discorso che vedo bene nelle sedi della lega nord o della fiamma tricolore, non certo un genere di sapere che voglio sia diffuso a mezzo stampa da uno dei politologi piu prestigiosi d’ italia.
Se Diamanti alzasse la sua nobile capoccia da sondaggi iard, eurobarometro et similia, si renderebbe certamente conto che non esiste nessuna popolazione al mondo che non informi di sè un luogo, che non lo riempia con le sue pratiche, con le sue gerarchie valoriali e politiche, con la sua cultura.
Definire la popolazione x o y come una "non-comunità" necessaria di essere raddrizzata dall Autorità oltre ad essere politicamente aberrante è un nonsenso scientifico che puzza di colonialismo. Se diamo per assunto l’ eticità della cultura ed implichiamo la possibilità di comunità di serie B, senza cultura e senza responsabilità ci mettiamo nella pericolosa posizione di dover "formare" una gerarchia di "popolazioni" in base alla conformità ad uno standard che, inevitabilmente finirebbe per assumere lo studioso come apice.
Al di là delle disgustose implicazioni politiche di questa forma di sapere c’è un problema scientifico: se è possibile tracciare una gerarchia di culture allora diventa ampiamente possibile, anzi auspicabile immaginare una giovinezza senza i giovani ad escusivo uso e consumo dei cinquantenni, che poi vadano ai concerti dei beatles o siano ordinari di scienza politica poco conta.
Credo che Diamanti nella redazione di quell articolo sia stato un po troppo preso dal seguire la sua "bussola" su Repubblica.
se le scienze umane sono un viaggio la bussola è uno strumento che all interno dell universo sociologico dovrebbe avere ben poca cittadinanza: è arrogante, pretende di sapere sempre di sapere dove sta il nord ma, a conti fatti, non ci dice nulla dei territori che stiamo attraversando, si limita a riconfermarci le nostre idee.
Se la sociologia è un viaggio che deve rendere conto della complessità dei territori attraversati allora capite benissimo che non possiamo perder troppo tempo con cartine, bussole e barometri, con gli occhi chini sulla cartina ci perderemmo per strada tutta la meraviglia.

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Come le mosche

Domenica scorsa un poliziotto ammazza un tifoso di calcio. Mai avuta particolare simpatia nè per l una nè per l’ altra categoria.

Mi capita, tuttavia, di chiedermi quante persone abbiano realmente compreso la modernità intrinseca di questo gesto. Quanti abbiano capito che, un colpo a braccia tese che buca la testa di un ragazzo sia in realta una sorta di axis mundi attorno a cui si consuma il circo dell’ iper modernità.

Per capire quanto di tragicamente inevitabile ci sia in questo evento forse gioverà ricordare precedenti, volti, corpi e memorie di tutte le altre vittime.

Gabriele Sandri non è sicuramente il primo morto di polizia: secondo il "Centro d’ iniziativa Luca Rossi" si possono rilevare, nel periodo che và dal 1975 all 89, circa 254 morti e 371 feriti ad opera delle "forze dell ordine". Una più recente "inchiesta" del Manifesto rileva, nel periodo 98-2007, circa 21 morti correlate ad un fermo di polizia.

Per quanto ventun morti in nove anni possano già sembrare una cifra preoccupante, a mio avviso, l inchiesta del manifesto è incompleta: manca di conteggiare alcuni episodi significativi come la morte di Abder Hemane Kihalafa , quella di Carlo Giuliani ( perche poi ? ), il gravissimo ferimento del writer Rumesh e, soprattutto, non conta i morti di galera e questi sono tanti.

In soli 7 anni (2000-2007) possiamo rilevare circa 1200 morti in galera: di questi 400 circa sono suicidi (o presunti tali) e molte sono le morti in condizioni poco chiare. Qui la casistica abbonda andiamo dai suicidi di Sole e Baleno alla morte di Marcello Lonzi alla morte di Aldo Bianzino. Mi fermo qui coscente di ignorare un infinità di casi.

Cose che succedono mi si dirà: i poliziotti sono uomini ed in quanto tali sbagliano, vuoi la tensione, vuoi l inesperienza, vuoi sassi che deviano proiettili. Verissimo ma allora perchè a nessuno di questi casi corrisponde un inchiesta giudiziaria ?

Anche questo non è corretto; ad essere onesti un inchiesta giudiziaria e relativo processo ci sono stati: a carico di Ivan Liggi, che nel 1997 ammazza Giovanni Pascale, un automobilista che non si ferma all’alt. Nel 2004 verrà condannato a nove anni e cinque mesi per omicidio volontario, in sentenza definitiva. Ma non li farà perché si raccoglieranno 13mila firme per la sua grazia , che Napolitano firmerà.

Sarebbe facile trattare il fenomeno come l’ ennesima deriva di quella democrazia italiana eternamente incompiuta, ma in questo caso, non credo sia possibile farlo. Guardando in giro per il mondo possiamo renderci conto di quanto, l’ omicidio poliziesco in una condizione di impunita, sia universalmente diffuso.

Abbiamo ad esempio tutta una serie di horror stories a stelle e strisce: le statistiche sull uso del taser, gli omicidi razzisti del nypd o l ultima storia di abusi ed incompetenza proveniente dal Canada . Mi fermo qui ma potrei procedere ad nauseam.Il mio scopo non e quello di elencare tutti i morti di polizia; per quelli non basterebbe un quaderno intero, mi piacerebbe solo sollevare dei sospetti e ritornare alla domanda iniziale. Quanto c’è di moderno in questi fatti?

Quanto l’ omicidio di marginali, da parte della polizia rappresenta una pratica diffusa e funzionale al mantenimento di un determinato ordine semantico?

Che avvenga con premeditazione, per distrazione, impreparazione o con sadismo non ci importa; ci preme, invece, notare come la stragrande maggioranza di questi casi passi sotto silenzio giudiziario; come se non si trattasse di persone ma di mosche. Schiacciare una mosca non crea problemi di coscienza, non solleva dibattiti semplicemente si ammazza e basta.

Allora viene lecito farsi un altra domanda: com’ è possibile che ci siano persone, interi settori della società o interi popoli che sempre di più assomigliano a mosche ?

La risposta sta, forse, nella precarietà: nella necessità di conformare le nostre biografie agli stimoli di una razionalità economica e alle sue promesse di felicità oramai ampiamente egemoni.

Il capitalismo nella sua incarnazione attuale incarna un desiderio utopico di "sicurezza", da realizzarsi attraverso i due pilastri del lavoro e del consumo. Tuttavia, il progetto antropopoietico del capitalismo ha gli stessi difetti dei suoi predecessori: teoricamente rasenta la perfezione ma la realtà lo coglie impreparato, inadempiente a quelle stesse promesse di felicità che costituiscono la sua ragion d’ essere.

Questa crisi ideologica è presto risolta con un rozzo quanto efficace sillogismo: se la teoria, corretta per definizione, non si verifica la colpa è della realtà che non vi si conforma.

Il reale, il "mondo della vita" viene privato di tutto quel senso che non conferma a priori la teoria dominante. Nulla di particolarmante nuovo: dai kulaki ai writers, dalla vittoria mutilata ai rumeni le logiche e le retoriche rimangono simili.

Allora, se solo ciò che ha ragion d’ essere in ambito economico costituisce la realtà, tutto cio che esula da questo rappresenta un perturbante da eliminare ad ogni costo.

L’ eliminazione, fisica o sociale, del marginale diventa semplice nel momento in cui, ai volti e alle storie dei morti ammazzati si sostituiscono le categorie: sicurezza, disagio, degrado. Le categorie non grondano sangue, non hanno lividi semplicemente spariscono.

Come mosche

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do you have facebook ?

http://www.youtube.com/watch?v=ZMWz3G_gPhU

piccolo appunto mentale in attesa di poter fare una piccola ricerca in materia  

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Milano come Ramallah

sono stato via un po.

Tornavo l’ altro giorno in città con addosso un non so che di sgradevole, la sinusite cronica era tornata a farsi sentire passato il casello di melegnano e l’ usuale bagaglio di misantropia faceva capolino sulla strada per casa. E’ difficile per me dare un nome a questa sensazione stare un po male è Milano; non troppo solo un pò:fosse stare veramente male emigreresti o ti faresti saltar per aria invece stai male solo un pò.ed è sopportabile.
Oggi mentre mi sottoponevo al mensile accattonaggio di un posto di lavoro mi sono reso di quanto, avendo ormai passato l adolescenza ed essendo disoccupato( o, per pietà, studente )  da un anno abbondante, Milano e Ramallah siano simili.
A Milano come a Ramallah non ci "abiti" ad entrambi semplicemente "sbatti addosso" quasi per caso e senza troppo clamore.
Da Milano come da Ramallah non si esce mai veramente puoi andartene certo… ma per dove ? uscire dalla citta ? e per fare cosa ? cercare un lavoro gia scarso in città ? a sto punto meglio rimanere far seguire un lavoro di merda ad un periodo  per tirare il fiato in cui però "mi spiace proprio non ho soldi" potresti anche fartelo tatuare in fronte, sarebbe piu comodo e ti evitrebbe l’ umiliazione di ripeterlo a rotazione ad amici e conoscenti.
E cosi a Milano come a Ramallah finisci per tapparti in casa, costa meno, rischi meno; ogni tanto butti fuori la testa, raschi 5 euro dal portafoglio e con la scusa di un benefit ti permetti questo o quel concerto, quel che basta a toglierti la voglia onde permetterti un rapporto piu costruttivo con quel misto di noia e pigrizia che, stabile, ti accompagna.
a Milano come a Ramallah si muore, certo a Ramallah si muore davvero qui, invece,  si muore solo un pochettino: un po di pm 10 oggi un paio di attacchi di panico domani chissà magari in futuro un cancro un automobile o una pressa ma fino ad allora sei morto solo un po.
Milano come Ramallah con i suoi Arafat; satrapi in gessato a zonzo per un centro che contera si e no tre abitanti ( uno è il custode di palazzo marino ); negozietti di regalie naziste fra la borsa e mediobanca giusto per sottolineare la continutà fra ieri ed oggi, piccole macchinette assassine intente a far piu soldi possibile mentre, attorno, tutto muore al rallenty.
Poi ci sono i miei preferiti fra gli Arafat meneghini i "liberatori" Biagi, Guzzanti, Travaglio, Grillo santorini e santorucci; anche se vivono in tutt italia ciclicamente questi figuri tornanano a Milano. Forse perche realmente credono di avere una qualche funzione emancipatoria o forse solo per fare il pieno di significato e tornare a vivere fuori "dal mercato" come in un apnea.
Per pieta o snobismo non parlerò della morte di Biagi ma di un evento che mi è ritornato in mente di recente.
Un annetto fa praticamente dopo "viva zapatero" andai a vedere una conferenza di Sabina Guzzanti in Università l’ aula era otturata di studenti; praticamente  c era gente seduta pure sugli attaccapanni.
esperienza gradevole: un po di politica gettata fra le imitazioni di D’ Alema e della Marini; ovviamente alla fine si giunge alle domande di rito degli studenti e ovviamente una di queste è "ma secondo te cosa dovremmo fare?".
la nostra dopo un paio di gradevoli circonvoluzioni buffonesche si fa seria e raccomanda a tutti gli studenti di "non chiedere ne dare raccomandazioni, dimostrate di valere veramente" e blah blah blah giu sull italietta di merda.
un paio di smorfie
fine conferenza
applausi, fotografi per lei metropolitana per me.
fra duomo e cordusio mi viene in mente un osservazione:
"non dare ne ricevere raccomandazioni ? ok ma alla fine della giornata tu fai sempre Guzzanti di cognome e io no ".
mannaggia al mio cervello pigro; mi sarebbe piaciuto vedere la sua faccia mentre mi rispndeva per capire se si fosse resa conto che le stavo restituendo un po del paternalismo che, a non far guzzanti di cognome, tocca sorbirsi alle conferenze.
o forse no probabilmente ci avevo gia pensato fra D’ alema e la Marini e avevo gia scartato la domanda.
alla fine se avesse risposto cosa sarebbe cambiato ?
una volta che fossimo usciti da quella stanza verso Milano lei avrebbe continuato a chiamarsi Guzzanti e io no.

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Il bamboccione

Sono secoli che mi stracciano i coglioni col problema dei giovani e, da buon giovine studente disoccupato ( ed in quanto tale automaticamente fancazzista) ho deciso, per vendetta, di triturare i cosiddetti dei miei sventurati lettori con un altra assillante problematica: l' Emergenza Vecchi.

E' impossibile non ammetterlo, i nonni sono un bordello ambulante: tocca sottostare ad infami cene all ingrasso del genere " mi sembri un pò smagrito… ma stai bene ? " e sorbirsi a più riprese conversazioni/monologhi in cui i piu abietti luoghi comuni vengono elevati allo status di verità rivelata ma fin qui nessun problema.

I casini iniziano con l Alzehimer; ma non sempre , ci mancherebbe un po di smemoratezza fa chic e rende sicuramente più interessanti i rapporti interpersonali con gli antenati: come puo ben attestare chiunque abbia passato due ore a spiegare ad una nonna che no il capellone (barbuto) che ti accompagna non è la tua ultima fiamma, rinunciando, infine, a far valere la propria posizione quando la nonna insiste nel voler spiegare al tuo imbarazzato amico gli arcani segreti della cartellata pugliese ( cosi quando vi sposate sara una brava moglie ). Alla fine all alzehimer dei nonni ci si affeziona: dimenticarsi il nome del gatto o che non siamo più nel '43 sono cose di non troppo conto che, comunque, aggiungono un po di colore alla relazione ( la seconda, in caso di nonno partigiano, puo anche tornare utile) .

I cazzi veri arrivano coi casi gravi: ultimamente, da un annetto a questa parte, vaga per i teleschermi un caso particolarmente disperato: dice di essere tal Padoa Schioppa e fin qui nulla di strano, va bene ha un nome un po del cazzo ma ci son sfighe peggiori al mondo. Quello che non mi quadra e che questo povero anziano, palesemente in stato di paranoia senile, millanta di essere ministro dell economia e vaga fra i media accusando questo e quell altro di rovinare la competitività dell Italia, di impedire il corretto funzionamento della sua rattoppata prostata e di furto di cukident. Siccome non sta bene contraddire i nonni di solito i suoi interlocutori si limitano a fare uno scialbo sorriso ed un cenno di assenso col capo pensando fra sè e sè "se mi riduco così voglio l eutanasia". insomma tutti dicono di si ma poi alla fine non glie ne frega un cazzo a nessuno.

a noi invece sta a cuore la sorte di quel povero vecchio, vogliamo che ritorni a casa dalla sua famiglia che sicuramente sarà in pensiero e che, gia che c' è avra sfrittatato i maroni a "chi l ha visto" e, per interposto teleschermo, all italia intera.

vogliamo rivolgergli un appello, per forza di cose "drammatico": Tommaso torna a casa non puoi continuare a coprirti di ridicolo non puoi razionalmente essere un ministro dell economia; un ministro dell economia dovrebbe dire cose coerenti non solo fra di loro ma anche con la propria biografia invece tu non prendi le tue pillole ti dimentichi delle cose e poi ti incasini.

guarda: per farti capire abbiamo ripescato la tua biografia da wikipedia

"Figlio di Fabio Padoa-Schioppa, amministratore delegato delle Assicurazioni Generali, ha frequentato il liceo classico a Trieste. Laureato in economia all'Università Bocconi di Milano nel 1966, Master in economia dal MIT di Boston nel 1970, inizia la sua carriera professionale nella Brenninkmeyer per poi passare alla Banca d'Italia (1968), raggiungendo il titolo di responsabile della divisione mercati monetari del dipartimento di ricerca."

vedi che ti incasini? non sono i giovani precari ad essere dei bamboccioni: il bamboccione sei tu… gli ingredienti ci sono tutti: figlio di papà, brillante carriera universitaria : laureato a 26 anni ( quindi con due anni di ritardo) per di più in Bocconi, la cui retta non ci sono dubbi avrai pagato col -poco- sudore della fronte di tuo padre, master a trent anni( 4 anni di master ?… alla faccia del cazzo ) per poi avviarti verso una proficua carriera da parassita bancario nella quale, ci scommettiamo, tuo padre, o chi per lui, non avra avuto alcun ruolo.

Tommaso lo so, lo capisco che i giovani rompono i coglioni, ti occupano le panchine al parco, scrivono sui muri, ti sfottono quando guardi i lavori stradali e non ti lasciano il posto in metropolitana, è verissimo noi giovani siamo degli scassacazzo ma alla fine ti vogliamo bene ti prego,non stai bene si vede ad occhio nudo. torna a casa se vai in giro cosi sei un pericolo per te stesso e per gli altri (soprattutto).

dai la tua famiglia ti aspetta : )

P.S. mi giungono notizie, quantomeno dubbie, secondo le quali il buon Tommaso sarebbe veramente ministro dell economia ancora una volta mi permetto di obiettare fermamente: trattasi sicuramente di notizie false e tendenziose; se Padoa Schioppa fosse veramente ministro dell economia significherebbe che siamo governati da una manica di deficenti e il mio rispetto per le istituzioni mi impedisce di considerare questa ipotesi.

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Clementino Superstar

Ho dedicato al mio politico preferito, un vero campione di trasparenza ed onestà una linea di simpatici stikerz che moltiplichino ovunque il suo fiero cipiglio.  

lo sticker

stampate su carta adesiva A4 ritagliate e applicate a piacere  

 p.s.

x star sicuri che tutto funzioni stampate con photoshop selezionando shrink to fit

augh  

 

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