sono stato via un po.
Tornavo l’ altro giorno in città con addosso un non so che di sgradevole, la sinusite cronica era tornata a farsi sentire passato il casello di melegnano e l’ usuale bagaglio di misantropia faceva capolino sulla strada per casa. E’ difficile per me dare un nome a questa sensazione stare un po male è Milano; non troppo solo un pò:fosse stare veramente male emigreresti o ti faresti saltar per aria invece stai male solo un pò.ed è sopportabile.
Oggi mentre mi sottoponevo al mensile accattonaggio di un posto di lavoro mi sono reso di quanto, avendo ormai passato l adolescenza ed essendo disoccupato( o, per pietà, studente ) da un anno abbondante, Milano e Ramallah siano simili.
A Milano come a Ramallah non ci "abiti" ad entrambi semplicemente "sbatti addosso" quasi per caso e senza troppo clamore.
Da Milano come da Ramallah non si esce mai veramente puoi andartene certo… ma per dove ? uscire dalla citta ? e per fare cosa ? cercare un lavoro gia scarso in città ? a sto punto meglio rimanere far seguire un lavoro di merda ad un periodo per tirare il fiato in cui però "mi spiace proprio non ho soldi" potresti anche fartelo tatuare in fronte, sarebbe piu comodo e ti evitrebbe l’ umiliazione di ripeterlo a rotazione ad amici e conoscenti.
E cosi a Milano come a Ramallah finisci per tapparti in casa, costa meno, rischi meno; ogni tanto butti fuori la testa, raschi 5 euro dal portafoglio e con la scusa di un benefit ti permetti questo o quel concerto, quel che basta a toglierti la voglia onde permetterti un rapporto piu costruttivo con quel misto di noia e pigrizia che, stabile, ti accompagna.
a Milano come a Ramallah si muore, certo a Ramallah si muore davvero qui, invece, si muore solo un pochettino: un po di pm 10 oggi un paio di attacchi di panico domani chissà magari in futuro un cancro un automobile o una pressa ma fino ad allora sei morto solo un po.
Milano come Ramallah con i suoi Arafat; satrapi in gessato a zonzo per un centro che contera si e no tre abitanti ( uno è il custode di palazzo marino ); negozietti di regalie naziste fra la borsa e mediobanca giusto per sottolineare la continutà fra ieri ed oggi, piccole macchinette assassine intente a far piu soldi possibile mentre, attorno, tutto muore al rallenty.
Poi ci sono i miei preferiti fra gli Arafat meneghini i "liberatori" Biagi, Guzzanti, Travaglio, Grillo santorini e santorucci; anche se vivono in tutt italia ciclicamente questi figuri tornanano a Milano. Forse perche realmente credono di avere una qualche funzione emancipatoria o forse solo per fare il pieno di significato e tornare a vivere fuori "dal mercato" come in un apnea.
Per pieta o snobismo non parlerò della morte di Biagi ma di un evento che mi è ritornato in mente di recente.
Un annetto fa praticamente dopo "viva zapatero" andai a vedere una conferenza di Sabina Guzzanti in Università l’ aula era otturata di studenti; praticamente c era gente seduta pure sugli attaccapanni.
esperienza gradevole: un po di politica gettata fra le imitazioni di D’ Alema e della Marini; ovviamente alla fine si giunge alle domande di rito degli studenti e ovviamente una di queste è "ma secondo te cosa dovremmo fare?".
la nostra dopo un paio di gradevoli circonvoluzioni buffonesche si fa seria e raccomanda a tutti gli studenti di "non chiedere ne dare raccomandazioni, dimostrate di valere veramente" e blah blah blah giu sull italietta di merda.
un paio di smorfie
fine conferenza
applausi, fotografi per lei metropolitana per me.
fra duomo e cordusio mi viene in mente un osservazione:
"non dare ne ricevere raccomandazioni ? ok ma alla fine della giornata tu fai sempre Guzzanti di cognome e io no ".
mannaggia al mio cervello pigro; mi sarebbe piaciuto vedere la sua faccia mentre mi rispndeva per capire se si fosse resa conto che le stavo restituendo un po del paternalismo che, a non far guzzanti di cognome, tocca sorbirsi alle conferenze.
o forse no probabilmente ci avevo gia pensato fra D’ alema e la Marini e avevo gia scartato la domanda.
alla fine se avesse risposto cosa sarebbe cambiato ?
una volta che fossimo usciti da quella stanza verso Milano lei avrebbe continuato a chiamarsi Guzzanti e io no.